Nel giardino interno della Bsi arriva “Windows on…”, un’installazione del poliedrico artista LC-DDS. Si tratta della naturale prosecuzione dei lavori presentati nella mostra “Mutant landscapes” del 2019 nella sala “Tullio Crali” di Gorizia.

  • Composizione: 4 finestre/cornici, di cui tre 100×70 e una 50×70 circa.
  • Due sezioni: 1) rischi e cambiamenti climatici – 2) rischi e mutazioni dell’arte.
  • Sottotitoli: 1) the tree and the muffland (l’albero e la marmitta) – 2) Do you want a drink? (vuoi un drink?) – 3) the hand and brush (la mano e il pennello) – 4) the last tribute to Duchamp (l’ultimo tributo a Duchamp).
  • Ambedue le sezioni affrontano la fragilità e i rischi dovuti ai cambiamenti globali del sistema uomo/natura. La natura messa a dura prova dall’azione distruttiva dell’uomo. L’arte attraversata da forti cambiamenti dovuti dal sempre maggior utilizzo della tecnologia e della virtualità a discapito della tradizione manuale (e non in ultimo, la difficoltà di rappresentazione in pubblico dovuta alla pandemia). L’installazione si sviluppa in un percorso opposto alla tecnologia virtuale a favore di una visione concreta, manuale e storico-tradizionale

L’artista spiega il significato di una delle quattro installazioni: “The hand and the brush”.

“Rappresenta un punto di vista, una postazione ottica, una finestra appunto, su quanto a mio avviso (ma ovviamente di molti altri) sta accadendo all’arte. la finestra/involucro contiene alcuni oggetti/simboli: il pennello, strumento storico e principe della pittura, che per molti rimane la vera arte (come il disegno). Una mano (pezzo di ramo di albero) che nella sua conformazione ricorda la mano creatrice di Dio nella “Creazione di Adamo” nella Cappella Sisitina. Dunque, la forza creatrice dell’arte. Una tela, con un inizio di pintura e una colatura, di bianco come purezza dell’arte.

Un pezzo di cavalletto, strumento ausiliario del pittore. In ultimo, una cassa/riquadro contenete due alveari (piccoli) di api. Sicuramente il simbolo più ermetico della finestra. Ma le api sono viste, da me, come creatrici, infaticabili lavoratrici. L’alveare è una forma perfetta della natura. E l’arte dovrebbe essere considerata come espressione alta, pura e tesa alla bellezza se non alla perfezione dell’esistenza.

Il tutto rappresentato decadente, in disuso se non oramai abbandonato. Rientra nella mia ricerca delle cose importanti ma abbandonate dall’attuale società.

La commistione con la tecnologia sta trasformando l’arte in qualcosa di sempre meno umano, una creatività fredda e distaccata dall’emozione che invece ogni artista pittore ha nel sentire, nell’assaporare quell’energia che dalla mente e dal cuore, passando dalle vene, dalla mano sino alle punte delle dita, arriva alla matita o al pennello, producendo il segno o la superficie, e perciò la forma che rappresenta la magia e il mistero della creazione.

Paul Klee affermò: “Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore.”

Credo che con questa installazione proposta per le Giornate Europee del Patrimonio e Domenica di carta 2020, terminerò l’impegno artistico nel campo delle installazioni e tornerò alle mie vere passioni e inclinazioni: il disegno, la pittura e la scultura”.

cof

LC-DDS